06 luglio 2012

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(...) Questo è, a tutti gli effetti, un bel romanzo. Ho amato molto la protagonista, Maria Dolores, e le mille sfaccettature del suo carattere: testarda, riflessiva e con uno spiccato senso della giustizia. È un bel personaggio, fuori dai soliti stereotipi femminili che spesso si incontrano nei romanzi. È una donna che ha grinta da vendere, ma che, costretta a una reclusione forzata, comincia a mostrare le sue debolezze, i sui dubbi atroci. La sua ricerca della verità è quasi estenuante: sola contro tutti, cerca in ogni modo di rimettere insieme i pezzi di quella maledetta mattina nei boschi aostani, ostacolata da una memoria in frantumi e da persona che hanno già ricostruito una loro verità, in cui lei non si riconosce. Anche il personaggio di Achille è molto interessante: per una volta, finalmente, non abbiamo il classico superpoliziotto alla Bruce Willis, ma un uomo normale, con i suoi difetti fisici e i suoi punti deboli. Tutto questo, unito a una trama lineare e ben narrata, dà vita a un giallo molto italiano (nella migliore accezione del termine), che non cerca inutilmente di fare il verso ai thriller made in America, ma che piuttosto si sofferma lungamente sull'introspezione dei protagonisti, sui loro pensieri e le loro emozioni. Una lettura assolutamente consigliata. Mi dispiace solo, e qui sono stata davvero poco furba, non aver letto Io ti perdono, romanzo antecedente a Ti voglio credere e strettamente legato ad esso. (...)


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